Per riscatto? Per rivalsa? Per avere giustizia? "Quella, la giustizia, viene e va. Come tutte le cose. Che c'è di giusto ad essere picchiate, umiliate, tradite, schernite, ridotte ad essere un' ombra?" (da Anche io ho denunciato di Sabrina Lembo).
Questa domanda mi piace ripeterla spesso: perché? Perché accadono determinate cose? E perché ne conseguono delle altre? Perché si fanno, poi, delle scelte? Perché? Una risposta univoca non credo ci sia. Ma alla risposta semplicistica, quasi offensiva, di chi vede nel mio testo Anche io ho denunciato un atto di rivalsa, di "cattiveria", di "persecuzione" (???) mi piace porre la stessa domanda: perché? Perché credere a un uomo che ha sempre mentito e non a delle persone (non solo donne), che hanno avuto la dignità e il coraggio di denunciarlo? Perché credere che vi sia cattiveria nell'atto di denuncia? Perché, era forse giusto subire? Era giusta l'omertà? Come funzionano gli atti esemplari che prendiamo come modello? Se ad essere condannato è un nostro amico, conoscente, amante, uno che fino a pochi minuti prima credevamo eticamente intoccabile, allora l'atto di denuncia perde il suo valore? Perché?
Perché è così difficile credere che c'è un estremo bisogno di rieducare le coscienze, anche di quelli che appaiono perfetti? Ognuno legga, allora, quello che ha nel cuore. Anche io ho denunciato si muove su un piano molto complesso di denuncia dei soprusi e formazione alla cultura del rispetto. No, non con le parole. Quelle le lasciamo sempre agli altri, a quelli che amano gli applausi, che si infervorano con un microfono in mano, dicendo cose giuste, certo. Ma i fatti, i fatti sono ben altra cosa. Anche io ho denunciato vede il coinvolgimento di associazioni, enti, scuole, università, istituzioni non solo in Italia, che partendo dalla collaborazione con la Onlus Vite senza paura di Maria Grazia Cucinotta, a cui sono devoluti i ricavati del libro, formano una rete di contatti a supporto di chi riceve violenza, tanto in ambito legale, che psicologico. Un progetto che offre un aiuto concreto e si prefigge un più nobile scopo formativo, tra le nuove generazioni, quanto nei più adulti, a saper rispettare l'altro. Sempre. Non a parole, ma nei fatti.
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