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IL MIGLIORE ANNO DELLA MIA VITA


Se non il migliore, di certo un anno importante, significativo, bello. A suo modo, bello. Nonostante la pandemia, il lock-down, le difficoltà, le malattie, le sofferenze. O meglio, grazie proprio a tutti questi aspetti, il 2020- che mi ha visto compiere il quarantesimo anno di età (tra l’altro, non festeggiato come avrei voluto)- è sicuramente il mio anno. L’anno della maggiore consapevolezza. L’anno in cui, più di ogni altro tempo, ho visto la concretezza e la fragilità dell’umana specie in atto. Nelle scelte del bene e del male. L’anno in cui ho visto mani e cuori che si sono dati da fare, senza fare scalpore, lontano da ogni tipo di riflettore, se non quello della propria coscienza, per aiutare gli altri, per migliorare la situazione di difficoltà in cui tutti, democraticamente, siamo caduti. L’anno in cui nell’ambito professionale – e prima ancora in quello relazionale - ho assistito al tradimento dei più basici valori di onestà, per una manciata di denaro, per il desiderio di prendere, avere cose, futile potere, perdendo qualcosa di ben più importante, la dignità. L’anno della malattia di una delle mie più care amiche, che insieme a me non smette di sorridere e di ringraziare la vita per ogni giorno ricevuto. Ci siamo scoperte, d’un tratto, umanamente ancora più fragili e al contempo più forti di sempre, di qualsiasi male e di qualsiasi transitorio avvenimento. L’anno delle grandi scomparse, a iniziare da Sepúlveda, che per me non era solo lo scrittore di fama internazionale, ma rappresentava un intero mondo in cui sono cresciuta, formandomi prima di tutto come persona. L’anno dove ho consolidato la consapevolezza che l’unico perno delle eterne certezze risiede in Dio e in Lui soltanto. Tutti siamo di passaggio. Tutto è di passaggio. L’anno dove ho visto mia madre irriconoscibile e la mia famiglia transitoria anch’essa in questo delicato viaggio della vita. L’anno delle umane debolezze, a iniziare dalle mie. L’anno in cui chi ha scelto di prendere le distanze, arrivando addirittura a bloccare ogni tipo di contatto, si mostra alla mia anima ancora più piccolo e fragile di quello che è. L’anno del saper ricostruire e iniziare di nuovo sempre, nel lavoro, nella famiglia, nelle relazioni. L’anno dove il supporto dei medici e degli infermieri è stato per me decisivo. Come l’affetto immutato di chi, nonostante tutto, c’è sempre. L’anno dove abbiamo riscoperto la bellezza lì dove non eravamo più abituati a vederla, a cominciare dagli angoli delle nostre dimore e dei luoghi dove siamo dovuti stare. Un anno, questo 2020, di acquisizione di tanta consapevolezza, che in fondo è quanto di più importante si possa desiderare nella vita. Grazie, caro 2020. Io mi sento solo di ringraziare.

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